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La rapina inventata di Lochte: le scuse degli Usa al Brasile

Rio è una città che purtroppo deve fare i conti con tanta violenza. L'Olimpiade ha convissuto anche con queste immagini: i soldati ai bordi delle strade, armati fino ai denti. Un segnale. I Giochi hanno dovuto far i conti con questa insicurezza. E la violenza, durante i giorni olimpici e paralimpici, non è andata in ferie. Ma una cosa e ciò che succede, un'altra ciò che si inventa. E Rio 2016 passerà alla storia anche per uno scandalo che ha coinvolto quattro nuotatori statunitensi, fra cui un olimpionico, Ryan Lochte. In pratica, una rapina. Però inventata. Di sana pianta. Il Brasile si è sentito offeso, gli Stati Uniti hanno dovuto chiedere scusa, Lochte è stato squalificato per 10 mesi.

Dunque, che cos'è accaduto? È accaduto che un sabato notte, a gare finite, quattro nuotatori Usa - con Lochte c'erano James Feigen, Gunnar Bentz e Jack Conger - hanno raccontato di essere stati rapinati mentre stavano lasciando il taxi, da un uomo che gli ha puntato una pistola alla tempia. La prima a dirlo è stata la madre di Lochte. Poi lui, con un messaggio sui social. Un racconto che naturalmente ha messo in cattiva luce la sicurezza di Rio e dell'Olimpiade. Solo che non era vero. La polizia ha condotto un'indagine, delle immagini riprese a circuito chiuso dalle telecamere del Villaggio Olimpico hanno fatto vedere Lochte e i suoi amici che tornavano mezzi ubriachi, ma divertiti nelle loro stanze. La versione dell'atleta ha cominciato a fare acqua, visto un nuotatore era forse inevitabile.

Ma scherzi a parte, si è poi saputo che i quattro, usciti decisamente brilli dalle festa, avevano mezzo devastato un bagno di un'area di servizio, urinato fuori, costringendo un uomo della sicurezza a intervenire per riportare la calma. Nessuna rapina, quindi. E l'inizio di un'inchiesta con roba da fiction tv: due nuotatori (Lochte era già negli Stati Uniti) costretti a scendere dall'aereo per Gli Stati Uniti e a raccontare una versione più credibile dei fatti. Poi le scuse dello stesso Lochte: "Chiedo scusa per non essere stato sincero".